Ricomincia la scuola

MARIAVALERIA

 

Sta facendo i compiti delle vacanze. Ha nove anni.
Sta sorridendo mentre osserva un punto nero sulla parete di fronte.

La mamma lava le stoviglie unte di grasso dalla sera prima: c’erano stati amici in casa. Mariavaleria li aveva ascoltati apparentemente distratta: ridevano, a volte sgangheratamente, facendo strane allusioni incomprensibili ai rapporti uomo donna, al calcio, poi, ogni tanto, sembravano deviare discorso sulla guerra Israele/Libano. Lei aveva pensato alle immagini di sangue del TG che non aveva capito e che l’avevano scossa, svuotata. Ridevano, ma cosa c’era da ridere in quella notte d’estate che d’estate non aveva nulla: pioveva a dirotto, era perfino freddo, un freddo fuor di misura. La pelle era stata percorsa da un brivido gelido, mentre “vedeva” il suo fratellino cadavere come tutti quei cadaveri che non capiva.

Sta facendo i compiti Mariavaleria: una pagina presenta la foto di un ambiente sereno, di montagna, una cascata precipita scintillante formando un lago trasparente in cui sguazzano felici alcuni bimbi insieme con le anatre un po’ spaventate… intorno è tutto verde di boschi tranquilli.

Mariavaleria ne è attratta, tuttavia nella sua piccola testa si forma l’immagine di un film vecchio: c’è una scogliera, alta, riarsa… giù giù c’è l’oceano freddo, grigio come l’acciaio, se ne intuiscono l’estrema profondità, la pericolosità…in alto, sul crinale, una donna, una sagoma femminile nera sullo sfondo plumbeo del cielo, stringe forte forte per mano un bambino piccolo. Camminano guardando avanti, soli, ma uniti per mezzo di quelle due mani che sembrano non potersi staccare mai…appaiono forti e sicure quelle due sagome, in mezzo al nulla che le circonda. Contornate di nessuno e di nulla…Mariavaleria considera che essi siano molto più sicuri così, soli, piuttosto che in compagnia di altri… riflette, poi si dice che la scogliera e l’oceano sono niente di spaventoso, che il precipizio è dominabile dall’affetto della mamma e che il bimbo è in posizione privilegiata ad avere soltanto lei accanto…Mariavaleria parla e racconta immagine e sensazione alla mamma.

La mamma si blocca. Appoggia la spugna sul penultimo piatto sporco. Gira lo sguardo sulla figlia e non sa che dire.

Come spiegare che non è vera logica ciò che sta ancora una volta accadendo?
Che nessuno ne trarrà beneficio, bensì vendetta e odio nel futuro?
Come descrivere il senso di impotenza che stringe la gola per l’ennesima volta?
Come sostenere l’idea che la figlia si era fatta a scuola di un mondo in cui gli adulti sono tenuti a far di virtù ragione?
Come dirle che gli uomini, i potenti, a turno, blaterano parole di pace e concretamente scelgono la violenza, il dominio, la sopraffazione?
Come spiegarle il profitto, l’ipocrisia…?

Sospende il suo lavoro, chiede a Mariavaleria di uscire con lei per una passeggiata: è domenica, in giro non c’è nessuno. Tutti sono al mare perché è finalmente rispuntato un sole incerto…le persone hanno forse sperato che la giornata sarà favorevole ai bagni, che l’aria si riscalderà…

Mariavaleria e la mamma vedono un bar aperto. Vorrebbero comprare un gelato, un caffè…
Ma non ne hanno più voglia: sul marciapiede antistante l’ingresso, ci sono uomini che ridono, si danno pacche sulla schiena e sulle cosce, ogni tanto si sente una parolaccia che incendia l’aria fresca…mamma e figlia non ne hanno più voglia, si chiedono dove siano le donne, cosa facciano quegli uomini senza le donne.
Mariavaleria lo chiede a voce alta.
La mamma si blocca di nuovo.

Come spiegare che non c’è senso al mondo in ciò che si protrae da secoli e secoli?
Come descrivere il senso di impotenza che stringe la gola ogni volta che si considera che nella sostanza non cambia nulla?
Come sostenere l’idea che la figlia si è fatta a scuola di un mondo in cui gli adulti, maschi e femmine, hanno gli stessi diritti?
Come dirle che nel mondo le donne subiscono ogni sorta di angheria?
Come dirle che anche qui tanti uomini blaterano parole di uguaglianza e concretamente vivono la loro comodità garantita dalla sottomissione “innamorata”di molte donne che anche la domenica lavorano per loro senza alcun riconoscimento?
Come?

Mariavaleria guarda oltre, non ha più voglia del gelato, è soltanto tesa per la tensione che legge negli occhi della mamma.

Mariavaleria in un angolo scorge una zingara con un bimbo in braccio: è seduta in silenzio con un cartello appeso al giovane collo di cigno, reclinato. E’ una piccola donna magra come quel bimbo che tiene in braccio, è seduta…qualcuno passa e le allungo un soldino. Il bambino continua a dormire… pare senza vita…Mariavaleria è preoccupata, ma la mamma va oltre girando il volto dall’altra parte…

Ma, dall’altra parte, ci sono alcuni ragazzi di colore, giovanissimi, parlano una lingua impossibile che riempie l’assurdità di quella domenica di metà agosto…Mariavaleria cerca di indovinare cosa possano dirsi quei tre con gli occhi neri che non sorridono anche se le labbra accennano a qualcosa che vi assomiglia…Mariavaleria si chiede da quanto lontano vengano…ricorda che a scuola hanno parlato di permessi di soggiorno. Ricorda che si era domandata perché il mondo non potesse essere di tutti, perché non si potesse essere liberi di porre i propri piedi dove si desidera…si era chiesta cosa fossero quei benedetti confini, rammenta che a una domanda rivoltale dal maestro di geografia, lei aveva risposto, sbagliando, che i confini, se aveva compreso bene il significato della parola, non esistono, proprio perché la Terra è una e di tutte le persone che la abitano. Non si era presa una sgridata per non aver studiato…però il maestro le aveva dedicato un sorriso di compatimento…e aveva scosso la testa interrogando un altro molto più bravo di lei, il quale aveva cominciato a disquisire sul senso della parola nazione, di Paese, di terra, di territorio, di limiti, di Stati…ma lei non lo aveva compreso… della geografia non aveva mai capito nulla? L’uomo non era forse in cammino per il superamento degli errori? Per l’abbandono di teorie e pregiudizi dolorosi e iniqui? Mariavaleria ricordava le parole della maestra di storia: “lo studio della storia ci può interessare proprio perché ci accorgiamo degli sforzi che gli esseri umani hanno sostenuto per mutare in positivo la propria condizione, per essere liberi e rispettati in quanto veri e propri contenitori di diritti identici per tutti” (!!!) E allora? Dove erano finite quelle belle parole? Chi si occupava che divenissero realtà concreta?

Il nuovo anno scolastico è alle porte. Mariavaleria si chiede se storia e geografia le potranno mai più piacere, se ci sia un senso nel mondo degli uomini che impediscono l’estensione a tutti i bambini di uguali diritti… quello alla vita almeno, se non al benessere e all’accesso alla conoscenza.

claudia fanti