Nov
11
2009
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La farfalla



(Non ti fermi più, la tua vena di piccola scrittrice cresce man mano che scrivi. Brava Anna, continua così.)


LA FARFALLA

 

C’era una volta una farfalla di nome Giusi. Era la più bella del cielo.

Un giorno un’altra farfalla maschio di nome Michele si innamorò di lei e si sposarono.

Un giorno Giusi doveva incontrare Michele, ma era in ritardo. Giusi pensava: “ Sarà già arrivato, mi aspetterà!” Ma quando arrivò Michele non c’era.

Giusi si mise subito a cercarlo e ad un certo punto lo vide con un’altra farfalla femmina. Allora Giusi scappò.

Giusi non era più bella come prima perchè aveva perso Michele e si mise a piangere a dirotto.

Un giorno incontrò una farfalla maschio di nome Francesco che le disse:”Sei davvero bella” Giusi rispose.” Non è vero sono brutta” .

Francesco disse ”No, invece, sei davvero bellissima. Perchè pensi di essere brutta?” Allora Giusi gli raccontò la sua triste storia con Michele. Francesco e Giusi diventarono ammici, lei si accorse che stando con lui si sentiva meglio e anche più bella finchè alla fine si innamorarono e si sposarono.

Un pò di tempo dopo Giusi e Francesco incontrarono Michele insieme alla sua amica. Giusi era più bella di quando stava con lui e Michele pensò: “Quanto è bella e che sciocco sono stato a non aspettarla!”. Giusi si accorse di non essere più arrabiata con Michele, perchè se lui quel giorno l’avesse aspettata, lei non avrebbe mai conosciuto Francesco. Tutti quanti ritornarono ad essere amici.  

  Anna Magliano


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Nov
03
2009
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DA AMICHE A SORELLE

 

Il tuo ultimo racconto è bellissimo. Cara Anna capisci più cose tu della vita e della tua condizione di tanti adulti. Il tuo scrivere diventa sempre più fluido. Le storie diventano più complesse e articolate. A quello che hai dentro nel profondo riesci a dare sempre più voce e parole. Ti riesce di  trasfigurare profondissimi significati col tuo immaginario infantile. Brava Anna, ti adoro.


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DA AMICHE A SORELLE

C’era una volta un delfino che si chiamava Lola. All’inizio viveva felice con la sua mamma e gli amici in fondo al mare. Però un giorno gli altri pesci si accorsero che lei aveva la coda diversa da loro: aveva la coda a V e non a U come tutti gli altri delfini.
Così iniziarono a chiamarla “coda a v” e non più Lola; persino la sua mamma la chiamava così. Lola aveva una migliore amica di nome Alexander, anche lei con la coda a v, ma un giorno per farsi accettare dagli altri decise di nasconderla tenendola sempre dietro coralli alghe e conchiglie. Gli altri delfini volevano diventare amici di Alexander però le dissero: “Se tu vuoi bene a “coda a v” non sarai nostra amica, se invece non le vuoi bene e la chiamerai “coda a v” sarai nostra amica. Alexander decise di dare retta agli altri delfini e iniziò a chiamare Lola “coda a v”. Allora Lola decise di andarsene e disse: “Mi costruirò una casa qui vicino così ogni tanto potrò venire a salutarvi chiamandomi io stessa “coda a v”. Un giorno incontrò una delfina, di nome Stella, uguale a lei con la coda a v solo più grossa. La delfina le disse: “Ciao Lola , non mi riconosci? Sono tua madre!” “Ma la mia mamma è a casa!” rispose Lola. “Ma lei non è la tua vera mamma; sono io la tua vera mamma! Come vedi ho la coda uguale a te. La coda si tramanda di delfino in delfino di generazione in generazione e inizia a vedersi verso i 5 anni”. Gli raccontò una storia molto interessante: un suo antico antenato aveva la coda a v e anche lui veniva preso in giro chiamandolo “coda a v”. Ma un giorno successe una cosa molto importante: il delfino salvò alcuni suoi compagni da uno squalo proprio con la sua coda a v. A quel punto diventò molto importante per la sua gente. Però un po’ di tempo dopo non riuscì a salvare un delfino che morì mangiato da uno squalo e allora venne cacciato via e tutti si dimenticarono di lui. “Lola, i tuoi amici ti detestano per colpa della leggenda. Anche io sono stata cacciata per colpa della coda e ho dovuto abbandonarti a una mia amica che però evidentemente non è stata capace di prendersi cura di te. Ma ho dovuto lasciare non solo te:anche tua sorella”. “Mia sorella?” chiese stupita Lola. “Si, Alexander è tua sorella ed è stata cresciuta da un’altra mia amica. Così voi due siete cresciute come amiche ma non sapendo di essere sorelle”. A questo punto Lola e la mamma decisero di andare a cercare Alexander per raccontarle tutto ma la incontrarono che anche lei stava cercando la sua amica fuori dal villaggio. Quando si videro, Alexander chiese scusa a Lola e le domandò chi fosse quella delfina vicino a lei. Lola esclamò: “E’ nostra madre!” “lei nostra madre? noi siamo amiche non sorelle!” Allora Lola le raccontò tutta la storia e felici e insieme decisero di non lasciarsi più. Iniziarono a viaggiare nel mare finché un giorno non trovarono un gruppo di delfini tutto con la coda a v e vissero felici e contente.



 
Anna Magliano
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Feb
26
2008
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Anna racconta

LA STREGA CHE DIVENTA UNA FATA
 
Due settimane fa la fata Alina uscì per fare una passeggiata e chi incontro’?
Una strega!
La strega le fece chiamare tutte le sue amiche fate, e poi tutte le fate erano costrette a lavorare per la strega.
Visto che loro lavoravano sempre di più diventarono un po’ cattive pure loro.
Solo una fata che si chiamava Alalta riuscì a non diventare cattiva. Per cercare la Fata Madre di tutte le fate che aveva l’antidoto per farle ritornare fate alalta percorse lunghi giorni e lunghe notti.
Mentre si incamminava verso la Fata Madre, incontrò tanti amici: una farfalla di nome Azzurrina, una sirena di nome Marea, e una fata di nome Stella che la aiutararono a cercarla.
Arrivarono.
La fata madre disse
"Chi sei ?"
"Sono Alalta e sto cercando il tuo aiuto per salvare le mie compagne". "Raccontami, cosa ti è successo ?“
Disse la madre.
"La nostra regina Alina è andata a fare una passeggiata e ha incontrato una strega di nome Malvi e tutte le fate sono costrette a lavorare per lei e mentre loro lavorano lei versa un liquido velenoso, che si chiama "trasformalefateinstreghe" nei loro bicchieri per farle diventare più cattive. E allora sono riuscita a non bere quella roba anche se avevo sete. E allora sto cercando un antidoto per fare ritornare le mie compagne delle fate".
La Fata Madre cercò l’antidoto che si chiamava
"trasformalestregheinfate" e glielo diede.
E lei disse: 
"Grazie, Fata Madre".
"Prego" disse lei, e se ne andò.
Le sue compagne bevvero quella pozione sempre di più, sempre di più, un bicchiere al giorno e diventarono di nuovo delle fate. Poi anche la strega lo bevve sempre di più, pure lei un bicchiere al giorno, e diventò una fata pure lei.
Il giorno dopo arrivarono tutte le altre streghe e dissero:
"Dov’è la nostra compagna ?"
“La vostra compagna è insieme a noi.’’
"Dov’è?" disse una delle streghe.
"Sono qui a fianco a lei" 
E loro risposero:
 "Come mai sei diventata una fata ?“
La fata Alalta rispose :
"Noi le abbiamo fatto bere un cosa che trasforma le streghe in fate".
"Potete andare a dormire adesso" dissero le fate.
Le streghe si accomodarono nelle stanze delle fate poi le fate, mentre loro dormivano, misero dentro il bicchiere, nel quale bevevano dopo avere fatto il riposino, la pozione che avevano dato alla strega Malvi.
Le fate se ne andarono. Poi dopo un po’ le streghe si svegliarono, bevvero l’acqua tanto tanto tanto tanto tanto e a poco a poco anche loro diventarono della fate.
Anche le fate vere si svegliarono, poi una strega disse:
"Grazie ci avete tolto dal male"
E vissero per sempre felici e contenti !
 
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Feb
19
2008
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LE FATE NEL FIORE

Anna racconta

 

LE FATE NEL FIORE

In un bel prato c’era un fiore alto alto, proprio altissimo. Un giorno piovve e venne una strega.

Una fata che viveva in quel fiore fu costretta a uscire per combattere contro la strega che voleva un duello di magia.

La fata provò tutti gli incantesimi, ma la strega aveva poteri maggiori.

Dicevano che aveva poteri maggiori, ma in realtà non era così.

Poi lei (la fata) provò il suo ultimo incantesimo e la strega scomparve.

Il fiore, grazie al ballo della primavera, diventò ancora più alto, poi, visto che era il compleanno della fata-regina, ballarono tutte le fate insieme dentro il fiore.

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Feb
15
2008
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Anna raccontami una storia

Dopo un quadrimestre scolastico sai già leggere e scrivere, come gran parte dei bambini della tua età. Hai accusato qualche disagio agli inizi dell’anno scolastico. Mentre nella scuola materna hai sempre giocato e "socializzato", alla scuola elementare hai cominciato a "lavorare" ed hai dovuto confrontarti con gli altri bambini, e, qualche volta sei chiamata dalle maestre anche a competere.

Il confronto e la competizione non ti si addicono per carattere e per condizione, ma questo dipende dalle scelte delle tue insegnanti. Tu hai più bisogno di collaborazione, di cooperazione, perchè ogni altro tipo di discorso ti porta inivitabilmente a soffrire per la tua condizione. E tu ti chiudi in te stessa, anche se hai un carattere solare, simpatico ed empatico.

La cosa più importante per te è trovare il tuo posto, il tuo ruolo nella comunità dei pari, nelle attività che si svolgono per poter pensare: Anna c’è non solo per le persone che le vogliono bene, il suo posto al mondo c’è. Anna è importante non solo come essere umano, ma come "cittadina" del mondo, che può imparare, migliorarsi, lavorare, essere attiva e partecipe della vita comune, avere e farsi una famiglia. Per raggiungere questi traguardi devi essere messa in condizioni di farlo, senza fretta, senza ansia da prestazione, rispettosi dei tuoi tempi, delle tue capacità, del tuo modo di vedere il mondo dal lettino o dalla tua carrozzina.

Tu hai bisogno di comunicare il tuo mondo interiore ricco di bambina, così diversa, ma così uguale agli altri bambini. Nel racconto trovi la strada per far entrare in contatto il tuo mondo interno con ciò che ti circonda, la tua realtà, la tua, sia pur breve, ancorché drammatica, storia.

Hai cominciato a dar corpo e parole alle storie che fin ora ti sei raccontata da sola dentro di te, magari per sfuggire al mondo dagli adulti, magari per difenderti, non potendo andare nell’altra stanza o nasconderti sotto il letto o dietro la porta, come fanno tutti i bambini.

Se gli adulti te lo consentiranno, potrai esplorare, sperimentare, trovare il terreno favorevole e congeniale a te, su cui costruirti il tuo territorio di capacità e competenze e fondare, in tal modo, un tuo progetto di vita. Una vita dignitosa di una persona completa, non di una povera tetraplegica gravissima che non può nemmeno respirare da sola. Di una bambina che ha una bella testa ed un’interiorità profonda, delicata, dolce, aperta al mondo, anche se il mondo lo vede dal suo lettino o dalla sua carrozzina.

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