Mag
22
2008
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Ciao Anna

Ciao Anna,
da un po’ non ti scrivevo e non è certo perché non sei stata al centro dei miei pensieri. Come sei sempre. E’ un po’ che non ti vedo, ma ti chiamo spesso al cellulare. E tu mi racconti di te, delle tue esperienze a casa, in famiglia, a scuola. E io cerco di capire ascoltando le tue poche parole dette con una certa fatica al telefono. So quanta fatica fisica ti costa parlare quando la tua mente corre veloce e la voce non riesce a tenerle dietro, intrappolata nel meccanismo della respirazione artificiale.
Non stai bene in questi ultimi tempi. Sono poche le parti del tuo corpo su cui hai sensibilità, solo la testa, e tu hai febbre, dolori di testa frequenti, gola dolorante ed arrossata, naso congestionato ed una brutta bolla sul viso la cui origine il tuo medico non sa spiegarsi. Tutte cose che potrebbero considerarsi alquanto banali per gli altri bambini, ma non lo sono per te che non puoi difenderti dal malessere fisico e psicologico. Per fortuna hai degli “angeli” che ti circondano di amore e di cure.
A me ogni tuo dolore provoca forti fitte allo stomaco, ho paura e rabbia che si rinnovano. Paura della tua “precarietà” e debolezza, rabbia per un destino che si accanito su una creaturina in forme e modi che nessuna mente umana, ancorché perversa e maligna, potrebbe mai concepire.
Quante volte, Anna mia, alzo gli occhi velati di pianto al cielo e prego e mi viene di urlare di dolore e di rabbia per l’atroce ingiustizia che è stata perpetrata a tuo danno. Ma a te non servono il mio dolore e la mia rabbia, mi dico. A te serve il mio amore, come quello delle persone che si occupano di te, i tuoi “angeli”custodi.
Sono diversi gli “angeli” intorno a te, ad essi si aggiunge quella che davvero ora credo sia un angelo: la nonna Anna Maria, morta in quel tragico incidente che ti ha resa così.
Pensa, c’è stato un momento in cui tu non respiravi più, mentre lei finiva di respirare. Lei ha finito di respirare per sempre, tu hai ripreso grazie a quel primo “angelo” che per caso trovandosi lì ti ha rianimata. Poi io e te siamo andati nella prima ambulanza, sulla quale prima di arrivare all’ospedale sei andata in arresto respiratorio per altre due volte, mentre io reggevo i medici che ti somministravano medicine e rischiavano di cadere con gli sbalzi dell’ambulanza in corsa. Prima di salire ho fatto in tempo a salutare la nonna Anna Maria agonizzante. L’ho accarezzata e le ho bagnato le labbra ormai cianotiche. L’ho salutata così, dopo 40 anni vissuti insieme. Non sapevo che non l’avrei più rivista, se non nei sogni.
Io sono certo che da lassù anche lei fa la sua parte e veglia su di te. Come quella volta che sei stata sul punto di morire perché ti eri “scannulata” e Manuela ci ha messo un po’ prima di accorgersi, intanto eri andata in desaturazione e avevi perso i sensi (Vedi il post “Hai rischiato di morire”). Scampato il pericolo, erano tutti terrorizzati intorno a te e tu invece eri serena. Quando ti hanno chiesto se avevi avuto paura tu hai risposto: No, perché di fronte a me c’era la nonna Anna Maria che mi ha sorriso e rincuorata, poi quando sono arrivati i medici e riprendevo a stare bene lei se ne è andata, dicendo che non c’era più bisogno di lei. Questo hai detto, e non so dare spiegazioni a tutto ciò. A me hai detto: ho solo chiuso un po’ gli occhi, e poi mi hai raccontato della presenza di nonna Anna Maria.
Pensieri sul presente e ricordi  di un passato che ci ha segnato per sempre si intrecciano.
Poi ti racconterò altre cose che non sai, prima che la mia memoria proceda con la sua opera caritatevole e avvolga il tutto in una nebbia lontana.
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Feb
15
2008
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Anna raccontami una storia

Dopo un quadrimestre scolastico sai già leggere e scrivere, come gran parte dei bambini della tua età. Hai accusato qualche disagio agli inizi dell’anno scolastico. Mentre nella scuola materna hai sempre giocato e "socializzato", alla scuola elementare hai cominciato a "lavorare" ed hai dovuto confrontarti con gli altri bambini, e, qualche volta sei chiamata dalle maestre anche a competere.

Il confronto e la competizione non ti si addicono per carattere e per condizione, ma questo dipende dalle scelte delle tue insegnanti. Tu hai più bisogno di collaborazione, di cooperazione, perchè ogni altro tipo di discorso ti porta inivitabilmente a soffrire per la tua condizione. E tu ti chiudi in te stessa, anche se hai un carattere solare, simpatico ed empatico.

La cosa più importante per te è trovare il tuo posto, il tuo ruolo nella comunità dei pari, nelle attività che si svolgono per poter pensare: Anna c’è non solo per le persone che le vogliono bene, il suo posto al mondo c’è. Anna è importante non solo come essere umano, ma come "cittadina" del mondo, che può imparare, migliorarsi, lavorare, essere attiva e partecipe della vita comune, avere e farsi una famiglia. Per raggiungere questi traguardi devi essere messa in condizioni di farlo, senza fretta, senza ansia da prestazione, rispettosi dei tuoi tempi, delle tue capacità, del tuo modo di vedere il mondo dal lettino o dalla tua carrozzina.

Tu hai bisogno di comunicare il tuo mondo interiore ricco di bambina, così diversa, ma così uguale agli altri bambini. Nel racconto trovi la strada per far entrare in contatto il tuo mondo interno con ciò che ti circonda, la tua realtà, la tua, sia pur breve, ancorché drammatica, storia.

Hai cominciato a dar corpo e parole alle storie che fin ora ti sei raccontata da sola dentro di te, magari per sfuggire al mondo dagli adulti, magari per difenderti, non potendo andare nell’altra stanza o nasconderti sotto il letto o dietro la porta, come fanno tutti i bambini.

Se gli adulti te lo consentiranno, potrai esplorare, sperimentare, trovare il terreno favorevole e congeniale a te, su cui costruirti il tuo territorio di capacità e competenze e fondare, in tal modo, un tuo progetto di vita. Una vita dignitosa di una persona completa, non di una povera tetraplegica gravissima che non può nemmeno respirare da sola. Di una bambina che ha una bella testa ed un’interiorità profonda, delicata, dolce, aperta al mondo, anche se il mondo lo vede dal suo lettino o dalla sua carrozzina.

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Set
18
2007
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Hai cominciato la scuola elementare

Hai cominciato la scuola elementare e questa volta non ho potuto accompagnarti come il primo giorno di scuola materna. Ci avrei tenuto tantissimo, ma non è stato possibile. Allora ho dovuto immaginare cosa passava nella tua testolina e quali sentimenti occupavano il tuo animo. Quando hai iniziato la scuola materna eri felice e spensierata per la nuova avventura. Era un gioco bello dopo tante sofferenze. Ti sentivi grande come tuo fratello.
Finalmente a scuola, era finita la tua prima infanzia. Ma scappavi anche dagli ospedali dai medici ed infermieri che spesso ti avevano fatto tanto male. E scappavi dalla solitudine e facevi un bagno di bambini, in mezzo a tanti bambini come te. Eri felice tu, eravamo tanto emozionati noi, commossi. Era una conquista anche per noi, restituirti un po’ di “normalità”.
Anna va a scuola come tutti i bambini.
E’ una risposta al terribile destino che, non sappiamo perché, si è accanito contro di te (e contro di noi che ti vogliamo un mondo di bene). Era un grido di battaglia contro la cattiva sorte toccata a te, piccola mia, innocente come tutti i bambini.
Diverso il tuo primo giorno di scuola elementare.
Molto emozionata tu, anche impaurita e timorosa. Preoccupato e triste io, qui da lontano. Ormai non sei più la bambina che iniziava la scuola materna. Hai avuto paura di non farcela. Avevi paura e stavi male per come saresti stata guardata dagli altri bambini. Avevi paura per la tua “diversità” che saresti stata chiamata a spiegare. Cosa hai? Perché stai sulla carrozzella? Perché riesci a muovere solo la testa? Come è stato l’incidente? Perché non riesci a respirare da sola. Ma tu guarirai? Quando?
La naturale ed innocente curiosità dei bambini, tuoi nuovi compagni, ti avrebbe fatto tanto male, ancor più, forse, di quello che tante volte ti hanno fatto medici ed infermieri. E tu non vedi l’ora che trascorrano i giorni e quelle domande non ci siano più.
E i nuovi maestri. Cosa si sarebbero aspettati da te? Ce l’avresti fatta a “fare” le cose come tutti i tuoi nuovi compagni?
Emozioni, paure che hanno tutti i bambini. Emozioni e paure che tu avverti in modo amplificato per il tuo stato.
Sei stata forte, quasi spavalda, mentre erano con te i tuoi genitori. Non volevi deluderli mostrandoti debole. Poi sei scoppiata a piangere dopo che sono andati via. Sei rimasta sola con la Emanuela, hai provato l’orrore del rimanere soli al mondo nel tuo stato, sola con le tue difficoltà.
Due giorni dopo sono venuto da te. Ti ho fatto la sorpresa.
Sei rimasta quasi trasecolata, a bocca aperta, non sapevi che dire. Le emozioni erano troppo forti per farsi leggere sul tuo bellissimo viso. Mi hai visto parlare con le tue nuove maestre. Poi abbiamo avuto in disparte un minuto tutto per noi in cui abbiamo scherzato ed hai riconosciuto il tuo nonno giocherellone di sempre. Giocavo con te ma avevo un nodo alla gola che avrebbe potuto strozzarmi.
La mia piccola comincia la scuola elementare.
Tu cresci, io mi faccio più vecchio (non devo dire vecchio perché ti arrabbi e non vuoi sentire questa parola attribuita a me). Tu mi vedi sempre giovane forte bravo in gamba, sicuro simpatico tenero dolce, sempre di buon umore e pronto a ridere e scherzare e giocare con te.
Ma non è così, piccola mia. Sapessi le mie gracilità e debolezze. Le mie paure ed i miei dubbi. Le mie malinconie e le mie tristezze.
Ma a te “non serve” sapere ciò. Non puoi, tra le altre disgrazie, “perdere” anche questo nonno giocherellone ed un po’ pagliaccio per te. Sicuro e spavaldo che dà sicurezza fiducia e speranza perché poi, alla fine, tutti i problemi si possono risolvere. Un nonno che per primo, ricordi al Niguarda di Milano due anni fa?, ti ha fatto “fare i compiti”.
Domani verrò a trovarti e rinnoveremo i nostri “giochi”. Ti farò ridere, farò ancora il “pagliaccio” per te e tu mi racconterai della scuola dei tuoi nuovi compagni, delle nuove maestre……


N.B. Scusami se continuo a chiamarla scuola elementare. Scuola primaria mi dice poco, non mi richiama niente nella mente e nel cuore. 
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Set
04
2007
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Ora avrei bisogno di silenzio

 
Ora avrei bisogno di silenzio
di quel silenzio
vero
meritato
avrei bisogno
di morire
riposare
andare
là dove regna
la pace
io
dimenticata
non più che in vita.
 
Mamma
tu
arranchi
e dormi
già sulla mia spalla
respiri sul mio collo
l’aria della vita tua
buona
e densa.
 
Ora avrei bisogno di silenzio
di quel silenzio
amato
che qui non dura
mamma
io
là nel tuo ventre
antico vedevo già
l’eterno.
 
Dimmi mamma
col tuo profilo
stanco
col tuo sorriso buono
dimmi
chi sono
io
che muoio
della tua morte.
 
Ricordi?
Tu dicevi
Via dai
sei forte
Ricordi?
Rispondo
ora avrei bisogno di silenzio.
 
Mamma
il primo bacio
lo raccontai a te
e tu ridevi
buona
ero triste
io
come ora
ma tu ridevi
e io credevo
nella tua gioia.
 
Ricordi
mamma?
ero triste
io
sapevo già
che presto
avrei chiesto
la voce del silenzio.
 
Eri il sole mamma
col tuo profilo
da medaglia
e io guardavo
il tuo sorriso
rideva
trillava
un grande
amore per la vita.
Perché non m’hai insegnato?
 
Mamma
a te raccontai
la mia tristezza
la mia paura
Ricordi?
E tu paziente
le ascoltasti
ma poi l’amore
in te era più forte
della malattia.
 
Ricordi?
e già era
il mio piccolo
nel ventre
e tu eri lontana
sul punto di morire
ma tu ridevi
e col tuo amore
trillasti fuor la morte
e io ero triste.
 
Ricordi?
mamma
già temevo l’oggi
e così andò
per anni
con te lontana
e il mio piccolo
da crescere
alla gioia
che non m’apparteneva
e te lo dedicai
io
avrei voluto
il tuo sorriso
l’amor fresco
che ride
trilla
alla morte
invece
mamma
chiedo l’eterno.
 
30 aprile 2007
Claudia f.
 
 
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Apr
18
2007
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Sono in ansia per te

L’intervento non sarà banale. Quando la tua mamma te l’ha annunciato hai detto che vuoi farlo. Quando poi ti ha detto che ti faranno solo due buchini sotto il petto hai cominciato a piangere. Hai ragione piccola, non ne puoi più per tutto quello che hai sofferto.

Piangi ugualmente e non sai che in quella parte, come nella massima parte del tuo corpo, tranne la testa e il collo, tu non hai sensibilità. Per usare le tue espressioni, i soldatini che portano le informazioni al cervello facendoti provare le sensazioni, muoverti, correndo lungo il midollo spinale, trovano la strada interrotta. Quella maledetta strada interrotta! Tuttavia tu piangi ugualmente perché le sensazioni di dolore sono nella tua mente, non senti il corpo, ma quelle sensazioni sono in te.

Dovranno applicarti due stimolatori del nervo frenico. Questi riceveranno gli impulsi da un apparecchio esterno: una scatoletta che ti seguirà ovunque sarai portata.

Sarai operata al Besta di Milano dove resterai in reparto rianimazione per circa un mese e mezzo. Sarà dura, ma avrai la compagnia della mamma per tutto il giorno. La mamma, però, non potrà dormire con te, e so già quanto piangerai quando te lo dirà.

Orribile reparto è rianimazione in generale e infantile in particolare. Quanti bambini mentre tu sei lì portano via perché muoiono, quanti altri sono destinati a morire dopo poco tempo. Hai visto i loro genitori, che ti hanno salutato con dolcezza, ti hanno detto come si chiama il loro bambino, magari il giorno dopo non ci sono più, né c’è più il loro bambino. Che esperienze atroci.

Dopo il calvario che è stato per te la permanenza in rianimazione al Fazzi di Lecce, dopo quella al Regina Margherita di Torino, non hai più dormito senza la mamma, sempre attenta e vigile per gli allarmi del ventilatore e del saturimetro. Pronta a balzare giù dal letto per broncoaspirarti quando sei in difficoltà.

Lei ormai da tre anni dorme con un solo occhio, spesso anche quello è aperto per vigilare su di te. Per tenerti in vita, perché ogni anche minima disattenzione può costarti la vita, non potendo muoverti ed aiutarti da sola. Sempre e solo dagli altri dipende la tua vita, piccola mia.

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Mag
25
2006
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Ciao Anna

Non vedo l’ora di ammirare il tuo viso illuminato dalla gioia di vedermi.
Ciao nonno.
Riprendere il contatto con te, farmi raccontare le tue piccole cose di piccola bambina che guarda il mondo dal suo letto.
E non può fare una carezza alla sua bambola. Non può toglierle il vestino, le scarpine, pettinarle i capelli, fingendo di essere la mamma.
Devi immaginare, solo immaginare.
E trovare sempre qualcuno che faccia le cose per te. E sentire come lo facessi tu.
La vita per te è immaginazione, simulazione. Ti è stato tolto il fare.
Piccola mia.
Che Dio metta sempre intorno a te persone che ti amano, come la tua mamma ed il tuo papà. Persone che vivano anche per te, al posto tuo, in una straordinaria e bellissima corrispondenza e simbiosi di sensi e sentimenti.

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Mag
24
2006
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Chele di granchio

C’è un amore lontano
Che chiama
Che resiste
Come chele di granchio
Forti
Sfinite
Come petali
Di antico splendore
Sfiniti
Di acque
Passate
In vasi cinesi
Trasparenti
Di sogni
Passati
Sfiniti
Finiti
E pur vivi
Di nuovo
Desiderosi
Di futuro
Colorato
Di antiche memorie
profumate
Vero
Reale
Forte
Come chele di granchio.
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Mag
18
2006
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Le ultime volte

Sono ormai le ultime volte che vedo questi ragazzi. Che li vedo insieme, in classe. Tutti presi dal loro essere giovani. Jeans, telefonini, andature strane, ragazze col pancino esposto. Stesso modo di parlare, stesse posture. Eppure così diversi. Con le loro storie diverse. Con l’innocenza di chi ancora non si interroga sul proprio futuro. Ora sognano e forse fanno bene. Vivono come se il tempo non passasse anche per loro. Vivono del loro mondo popolato di miti ed eroi: Ronaldinho, veline, pop star, campioni di reality show, personaggi e vicende di soap opera ecc

Li incontro spesso dopo anni. Hanno espressioni di affetto verso di me, ma forse essi hanno nostalgia di quella età che nella loro memoria è stata felice e spensierata.

Sono ancora in cerca di lavoro e forse saranno costretti ad andare al Nord; qualche ragazza si è sposata e non ha talvolta l’espressione felice. Sembrano smarriti per un mondo che non avevano immaginato così. Sembra chiedano: – Ma perché non ci avete detto che vivere in questo mondo è così difficile, drammatico.

………………………

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